Tutt’altro che rosea la situazione dell’occupazione femminile in Liguria, una delle regioni in cui il problema lavoro sembra farsi sentire più che altrove. Scarse e insignificanti sembrano essere anche le politiche di incentivazione al lavoro femminile e quelle di sostegno al welfare intraprese dalla Regione.

I dati sono certamente sconfortanti anche a livello nazionale, specie in anni come questi, in cui la pandemia ha dato un ulteriore colpo al mercato del lavoro. Ma quello dell’occupazione femminile rimane uno dei settori più colpiti, con difficoltà che sembrano essere insormontabili.

E se come sembra nel nostro Paese il lavoro per le donne pare non esserci, bisognerebbe intervenire con politiche mirate al loro inserimento nel mondo del lavoro. Ce lo suggerisce anche l’Europa, visto che ha rilevato come in Italia la percentuale degli asili nido per abitante sia molto al di sotto della media e ci siano significative differenze al sud e nei paesi lontani dalla grandi città, come riportato dal rapporto nazionale Asili nido in Italia. Questo significa che mancando le strutture per l’infanzia, le donne ancora una volta sono le prime a pagarne lo scotto, spesso rinunciando ad un impiego se decidono di procreare.

Occupazione femminile e corsi di formazione

Per trovare lavoro occorre avere requisiti professionali e disporre di una preparazione sufficiente, che spesso le donne non hanno. Una qualifica professionale si ottiene con la giusta formazione, frequentando corsi appositamente studiati, come quelli offerti da Asfor, che permettono di migliorare le proprie competenze, e permettono di scegliere fra diverse possibilità formative.

Le donne possono e devono fare rete, sostenendosi a vicenda, qualsiasi sia l’attività che vogliono intraprendere. In un mercato in costante evoluzione, le dinamiche dell’occupazione femminile in Liguria sono tuttora molto negative ma non bisogna disperare.

Anche chi vuole aprire una piccola attività commerciale, artigianale o meno che sia, deve poter usufruire di supporto e agevolazioni. Spesso le donne sono titolari di piccoli negozi, magari in paesi con pochi abitanti, e fanno fatica ad andare avanti. Sono realtà che vanno supportate e sostenute, che rischiano di sparire lasciando senza lavoro centinaia di persone.

I dati dell’occupazione femminile in Liguria

I dati riguardanti il lavoro in Liguria parlano chiaro ed il primo che salta agli occhi è che qui l’occupazione femminile da sempre è sotto la media nazionale e lo è ancora di più dopo la pandemia da Covid19. Significativo il fatto che proprio di questi tempi, soltanto 1/3 dei contratti di lavoro a tempo indeterminato è a favore delle quote rosa. Personale non sufficientemente qualificato e la precarietà degli impieghi sono i campanelli d’allarme più preoccupanti.

Le province di Imperia e La Spezia fanno registrare un incremento proporzionale della disoccupazione, collocandosi tra le prime dieci province italiane. Nel 2020 in Liguria, le assunzioni di personale femminile si sono fermate a 43.073, dato inferiore del 36,9% rispetto a quelle registrate nel 2019, che erano pari a 68.283. Le donne inoltre ottengono quasi sempre lavori a tempo determinato e tutt’altro che stabili, basta pensare che sono a tempo parziale il 52,6% dei contratti. Solo il 12,1% delle donne impegnate nel mondo del lavoro ha un contratto a tempo indeterminato, con una flessione del 28,3% rispetto all’anno precedente.

I dati dell’Osservatorio Inps sono facili da interpretare e indicano quanto sia difficile per l’universo femminile inserirsi in un mercato del lavoro che appare molto arretrato. Qui la parità di genere appare ancora come un’utopia e l’unico modo per favorire l’insediamento delle donne nel mondo del lavoro è quello di attuare politiche ad hoc per dare lavoro fisso a chi non lo trova.

Rispetto al 2018 si notano come siano diminuiti i contratti di qualsiasi tipo anche a tempo determinato, con una contrazione del 43,9%: le assunzioni sono scese da 28.681 a 16.096. Tutti i settori sono stati coinvolti, dall’apprendistato al lavoro stagionale, dalla somministrazione al lavoro intermittente.

A causa della pandemia, che ha ulteriormente ridotto i già precari lavori al femminile, i settori più colpiti sono stati quelli del commercio e del turismo. Il terziario è l’ambito in cui le donne trovano maggiore occupazione, tanto che il 92,6% delle assunzioni riguarda questo settore.

I dati occupazionali in Italia e in Liguria

Anche a livello nazionale donne e lavoro è un binomio non ancora vincente. Lo dimostrano i dati raccolti da Inps, Istat e Banca d’Italia, che fotografano una situazione deficitaria non soltanto per l’universo femminile che fa registrare l’1,3% in meno ma anche per i contratti maschili che segnano un meno 2%.

In pratica gli occupati nel nostro Paese diminuiscono dell’1,4%. Quello dei giovani è il mercato che sembra più in stallo di altri. In Italia il calo dell’occupazione giovanile è pari al 5,1% e la Liguria riesce a far peggio facendo registrare un calo del 5,9%. In particolare nei primi nove mesi del 2020, in Liguria sono stati stipulati ben 59 mila contratti in meno e a scendere sono stati soprattutto quei rapporti di lavoro a tempo determinato (vedi pdf).

Possiamo dedurre quindi che ad avere la peggio sia a livello regionale che nazionale sono le donne e i giovani. Contratti precari, poche misure a favore dell’inserimento dei giovani e delle donne nel mercato del lavoro e la batosta data dalla pandemia hanno aumentato il disagio sociale.

Categorie: Lavoro

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