Il Polo Sud è la parte più meridionale del nostro pianeta, e così come il Polo Nord è caratterizzato da un clima davvero rigido. La temperatura ruota intorno ai -49,5° C, e non bisogna dimenticare che le zone più interne del continente a volte non vedono la luce per mesi, a causa della rotazione terrestre. In più l’altitudine può arrivare anche a 2800 metri. Nonostante ciò esistono degli animali che si sono adattati a questo particolare clima. Scopriamo insieme quali sono e che caratteristiche hanno.

Gli animali del Polo Sud

Il Polo Sud e le acque circostanti ospitano una grande varietà di animali: non solo pesci o invertebrati, ma anche uccelli e mammiferi. Abbiamo così selezionato alcuni degli animali più caratteristici di queste zone, analizzando sia le loro caratteristiche chiave che l’attuale percentuale di rischio indicata dagli enti che si occupano del monitoraggio delle specie.

Ognuno di questi animali ha sviluppato, attraverso l’evoluzione, dei sistemi per poter resistere a questo freddo. Un esempio sono i mammiferi, che usano il grasso per proteggersi con efficacia dalle rigide temperature antartiche, una pelliccia bianca che gli consente di mimetizzarsi con l’ambiente circostante, come fanno molti animali, e il ricorrere al letargo, processo che consente loro di ridurre le funzioni vitali.

Vediamo quali sono gli animali più conosciuti fra quelli che vivono in Antartide e che sarà abbastanza facile ammirare se si decidesse di visitare il settimo continente, così come viene definito da https://www.viaggioinantartide.it/, uno dei siti più completi dove attingere informazioni per visitare questi luoghi..

Pinguino imperatore – Aptenodytes forsteri

Il pinguino imperatore è una specie attualmente considerata potenzialmente a rischio, perché nei prossimi anni i ghiacci potrebbero andare incontro a forti scioglimenti. Il Polo Sud è l’ambiente caratteristico di questa specie di pinguino, ed è l’unico, tra i pinguini stessi, a riprodursi durante l’inverno su questo continente (vedi dettagli). Tra i pinguini è il più grande: può raggiungere un metro di altezza e il suo peso arriva a 45 kg. Depone un uovo all’anno, e nelle fasi iniziali è il maschio a curarlo. Può resistere nelle acque dell’Oceano Antartico fino a 20 minuti.

Albatros reale del sud – Diomedea epomophora

Restiamo nel mondo degli uccelli, stavolta con gli albatros. La sua caratteristica principale è la grande apertura alare, che può raggiungere e persino superare i tre metri. Di solito è difficile trovarlo nella parte principale del continente, mentre è facile che nidifichi su alcune isole, da cui quella di Campbell e quella di Adams. Come dieta segnaliamo un forte consumo di pesci e calamari. Attualmente è inserito nella lista delle specie “vulnerabili”, e a cui bisogna prestare buona attenzione. I motivi sono essenzialmente due: nidifica in pochissime località, ed è minacciato da nuove specie invasive che sono state introdotte in maniera artificiale.

Elefante marino del sud – Mirounga leonina

Si tratta di un mammifero pinnipede, e oggi è considerato il più grande attualmente esistente. Non è considerato a rischio, grazie alla presenza di centinaia di migliaia di individui maturi. Bisogna comunque fare attenzione ai mutamenti climatici dei prossimi anni, che potrebbero arrivare a danneggiare l’ecosistema in cui vivono e si riproducono questi animali. Il nome deriva dalla particolare proboscide che hanno i maschi. Quando l’elefante marino raggiunge l’età adulta usa questa proboscide per ruggire, e attirare così le femmine per il loro accoppiamento.

Foca di Weddell – Leptonychotes weddellii

Proseguiamo con i pinnipedi, questa volta con la foca di Weddell. Così come per l’elefante marino non sussistono particolari preoccupazioni per la sua sopravvivenza. La popolazione che si muove nelle acque artiche è molto numerosa, e per ora non ha reali minacce, se non il potenziale cambiamento climatico dei prossimi anni. L’acqua è il suo habitat naturale: può immergersi fino a 600 metri, e può restare sott’acqua anche per un’ora. Dal punto di vista alimentare ha una dieta davvero varia, che va dai pesci ai crostacei, senza dimenticare gamberi e cefalopodi.

Otaria orsina antartica – Arctocephalus gazella

Concludiamo questo articolo con un altro pinnipede, l’otaria orsina antartica. La sua è una storia molto triste, che ha portato le otarie prossime all’estinzione. Nel corso dei secoli sono state cacciate dagli esseri umani per ottenere delle pellicce, e il XIX secolo è stato davvero nero per questa specie. La caccia è poi stata abolita, e ciò ha permesso alle otarie di tornare a riprodursi, fino ad allontanarsi dal rischio di estinzione. Oggi è definita dalle autorità una specie “a minor preoccupazione”, anche se risente di una vera e propria riduzione del pool genetico. Quasi tutti gli esemplari si trovano nella zona della Georgia del Sud. La sua alimentazione è basata sul krill.

Categorie: Animali

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